Il cielo non promette bene, tante nuvole grigie corrono veloci sul cielo di Macerata. Non ci voleva, pensano in tanti. Proprio oggi che iniziano le trasformazioni importanti, quelle che i ragazzi hanno tanto voluto, sognato, pianificato.
Oggi inizia il festival, quello vero, quello che incontra la città, in quei luoghi simbolo dell’allontanamento dei giovani dai loro luoghi naturali di aggregazione.
Oggi è il momento di trasformare I Giardini Diaz!
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Come per magia, all’ora dell’appuntamento, il pomeriggio diventa repentinamente primaverile; l’aria si scalda, il sole illumina il prato e i giubbetti si accumulano sulle panchine.
Ci sono tutti oggi. Tutti sono invitati. Ci sono i ragazzi della Dante, del Convitto, della Fermi.
Tutti i ragazzi delle scuole medie coinvolti nel progetto hanno citato, almeno uno per classe, i Giardini come luogo nel quale non si sentono a casa, a loro agio. Questa cosa si vede per molti, al loro arrivo. Fare circospetto, timidezza a palate, sguardo che vaga in ogni angolo alla ricerca di qualche possibile minaccia. Di qualcuno o qualcosa di cui hanno tanto sentito parlare in questo periodo, ma che con i loro occhi non hanno visto; perchè molti di quei ragazzi i Giardini non li frequentano. “Ci spacciano lì! Me l’ha detto babbo”. E invece la cosa più visibile in questo pomeriggio è il gruppo dei loro compagni che si sono radunati vicino al laghetto insieme ai ragazzi dell’Associazione Muffa, pronti per sporcarsi le mani arricchendo quel luogo con le loro idee.
Le idee all’inizio erano davvero tante; c’era anche un progetto che prevedeva un fantastico murales all’interno della fontana centrale. Non è possibile fare tutto in un unica settimana di festival, noi operatori lo sappiamo bene, ma speriamo per un’altra occasione, lo diciamo ai ragazzi che
il futuro si costruisce continuamente
Eccoci, i colori sono pronti. Gli artisti di Muffa si organizzano spontaneamente per aiutare e guidare i ragazzi. Oggi si dà un volto nuovo alla città: una nota colorata in un luogo di tutti. Qualcuno preferisce dare vita nuova agli anonimi cestini della spazzatura colorandoli e disegnandoci sopra un volto sorridente o una scritta che invita a gettare le cartacce nei cestini (questo luogo MERITA rispetto, ci giocano i bimbi, ci si sdraia sull’erba in giornate come questa). Altri preferiscono creare un immenso gioco da tavolo umano intorno al laghetto. Tutti si adoperano, si impegnano, ma sapete, sono ragazzi, e un tocco di vernice può scappare anche su una maglia, su una scarpa, sul viso (per qualcuno anche sui capelli…)Non sembra proprio il luogo da loro descritto. Sembra proprio che quegli sguardi circospetti siano svaniti. Quel posto sembra davvero sicuro nel vero senso del termine. Possono stare lì senza curarsi di possibili minacce, sine cura, come vuole l’etimologia di questo termine spesso ultimamente abusato e distorto.
Festa strana ai giardini Diaz oggi, una festa dove si lavora?!
No, non è solo quello! Dopo un paio di ore di lavoro, come promesso inizia l’ Hunter game! Una caccia al tesoro organizzata da Anima Giovani che con i suoi volontari Marco, Giacomo e Maria Francesca si chiedono come creare le squadre con i ragazzi che hanno ultimato le loro opere o che hanno passato il testimone a qualche ritardatario. La divisione è semplice, a colpo d’occhio: sbiancati contro colorati (i ragazzi meno attenti a non essersi sporcati con le vernici ecologiche). Già subito alla prima prova ci si rende conto che non sarà semplice, ma sarà molto divertente. Portare a coppie uno spaghetto con la bocca, uno da un capo, uno dall’altro per una ventina di metri, senza farlo spezzare è cosa complessa.
Le prove si susseguono e i ragazzi si impegnano per superarle, collaborando, divertendosi.
Il tesoro viene finalmente trovato, ma… è solo un foglio con la scritta TESORO!
Il messaggio è chiaro. Non conta avere molto per potersi divertire, il gioco stesso è il premio.
Divertirsi senza avere nulla in premio.
Anche se, noi del progetto abbiamo qualcosa per loro. Silvia distrubuisce alcuni gadget pensati ad hoc per il Progetto: un frisbee pieghevole, delle penne con il nostro logo. Un ricordo di queste esperienze per loro, un ringraziamento da parte nostra a quei ragazzi che ci danno tanta speranza.
Piano piano i lavori vengono ultimati. I cestini sono accattivanti nella loro diversità, il Gioco dell’Oca ha tutte le sue caselle. Il sole caldo del pomeriggio ha anche già asciugato la vernice. Mentre ci prepariamo a portare via barattoli, pennelli e stencil ci sorprendiamo (nemmeno troppo) di vedere che molti dei ragazzi sono ancora lì; giocano, senza nemmeno avere un dado, al gioco appena costruito.
È davvero un emozione per me. Non tanto per la realizzazione appena conclusa, la prima di questo festival, ma perchè questa trasformazione visibile è il riflesso del lavoro fatto da e con i ragazzi, un lavoro di condivisione, di riflessione, di immaginare e immaginarsi, di introspezione, di conoscere e conoscersi, di sentirsi validi, utili ed efficaci per la comunità e loro stessi, sentire insomma che il mondo lo possono cambiare, anche solo con un tocco di colore.
Federico – Team Build The Future
Comune di Macerata
Dipartimento Dipendenze Patologiche AreaVasta3
Associazione GLATAD onlus